L’aereo è un ambiente stretto e scomodo che costringe i passeggeri a rimanere nella stessa posizione anche per ore. I bagni non sempre sono accessibili al bisogno e questo porta a doversi trattenere più del necessario. Inoltre, i grandi cambiamenti di pressione nuocciono all’apparato urinario, soprattutto se già debilitato. AR racconta la sua esperienza in questa intervista.
Quanti anni ha?
26.
Dove abita?
A Vienna, ma sono di Roma.
Qual è la sua esperienza con la cistite?
Purtroppo ultimamente sono stata vittima di molteplici episodi di cistite. Nell’ultimo anno e mezzo ne ho sofferto, a mesi alternati, tra le sette e le otto volte. Un vero incubo. Il mio incubo.
Vivo a Vienna da quattro anni perché studio qui canto lirico. Ho incontrato la mia insegnate a un corso estivo a Salisburgo e ho deciso di seguirla in questa meravigliosa città. Traslocare è stato sicuramente un trauma per me, anche se sapevo che sarei venuta qui per cercare di realizzare il mio sogno. Sono una figlia chioccia e l’idea di trovarmi lontana dalla mia famiglia mi addolora molto.
I primi anni sono passati in fretta, ma adesso non sono più così sicura del mio percorso di studio e penso che questa insicurezza interiore mi debiliti molto fisicamente. Negli ultimi due anni poi ho avuto tre storie d’amore molto passionali. Credo proprio che lo stress e i numerosi rapporti abbiano contribuito a infiammarmi, ecco perché da un anno e mezzo a questa parte la cistite non mi ha più abbandonata. Inoltre due settimane fa sono tornata in Italia per le vacanze di Pasqua e mi è successa una cosa davvero antipatica; ho avuto un attacco fortissimo di cistite in aereo.
Com’è successo?
Stavo bene da qualche settimana, e come accade spesso, appena uno si sente meglio, dimentica tutti i consigli e i passaggi che si seguono durante la fase acuta. Trafelata, stavo finendo la mia valigia e non mi ero accorta che non avevo bevuto assolutamente durante tutto il pomeriggio. Mentre stavo preparando le ultime cose, piangevo a tratti perché mi ero da poco lasciata con il mio ragazzo e non avevo ancora superato la situazione. Ero sicuramente in una fase psico emotiva delicata.
Appena arrivata in aeroporto, ricordo che sarei dovuta andare a fare pipì, ma visto che lo stimolo non era eccessivo, ho preferito rimandare e concludere tutto il percorso: check-in, polizia e imbarco.
Appena seduta avevo urgente bisogno di andare al bagno, ma il personale mi aveva detto che sarebbe stato meglio aspettare che tutti si fossero seduti e che l’aereo fosse decollato.
Il problema è stato che il cambio di pressione che è avvenuto durante la salita, mi ha dato molto fastidio alla vescica. Sentivo pungere come se avessi avuto delle spine conficcate nel bassoventre.
Appena è stato possibile accedere alle toilettes ho capito che ero di nuovo caduta vittima della cistite. Urinando, ho provato un bruciore davvero al limite del sopportabile.
Com’è proseguito il volo?
È stato faticosissimo. L’unico posto dove mi pareva di riuscire a sopportare il male era seduta sul WC. Non potendo però occupare i servizi fino all’arrivo, dovevo fare avanti e indietro tra il mio posto e il bagno. Ho dovuto spiegare alle hostess il mio problema e loro – molto comprensive – mi hanno rassicurata sul fatto che potevo continuare ad alzarmi fino all’atterraggio. Ovviamente oltre a soffrire per il bruciore, mi trovavo anche in uno stato di vergogna forte per il disagio che recavo al mio vicino di posto che a metà viaggio ha deciso di lasciarmi il lato corridoio per non continuare ad alzarsi. Inoltre provavo imbarazzo anche per tutte le persone che in generale mi guardavano stranite pensando che avessi chissà quale virus contagioso. Per fortuna il volo Vienna-Roma dura meno di due ore, ma credo siano state le due ore più lunghe della mia vita. La mancata idratazione, il magone psicologico e la vescica piena sono state le cause scatenanti. In più il forzato trattenimento della minzione e l’ipertensione della vescica, accostati alle vibrazioni del decollo e al brusco cambio di pressione, hanno giocato a mio sfavore.
Una volta atterrata com’è finita?
Mia mamma è venuta a prendermi e mi ha caricata in macchina obbligandomi da subito a bere molta acqua.
Una volta arrivata a casa mi sono sentita molto sollevata e mi sono concessa un bagno caldo che è stato di fondamentale importanza per rilassarmi. Mangiando ho preso un antidolorifico che mi ha permesso di affrontare la notte abbastanza serenamente.
L’indomani il nostro medico di famiglia mi ha prescritto la solita urinocoltura che come sempre ha dato come esito: Escherichia Coli, il mio acerrimo nemico.
Che consigli ti senti di dare?
Di non abbassare mai la guardia. Per chi come me soffre di cistite, è importantissimo bere molto e mangiare sano. Questo perché la vita ha alti e bassi e non possiamo permettere ai batteri di farci visita nei momenti in cui siamo più vulnerabili. Dobbiamo prenderci cura di noi stessi e non trascurarci mai. Inoltre bisogna imparare ad ascoltare il proprio corpo: se ci chiede di andare in bagno, va assecondato. Trattenere la pipì è un grave errore.