Purtroppo anche i neonati e i bambini possono soffrire di cistite. In questo caso si tratta di una nemica insidiosa per i genitori perché non essendo visibile, non sempre viene diagnosticata velocemente. Scopriamo come si manifesta e come procedere.
La cistite nei neonati, perché?
Bisogna sapere che i sintomi variano molto in funzione dell’età del paziente. Nei lattanti e nei bambini molto piccoli, la cistite può manifestarsi ed essere riconosciuta attraverso segnali piuttosto generici, come irritabilità, inappetenza, sonnolenza e febbre apparentemente inspiegabile. Spesso si riesce a capire che il bimbo ha un’infezione delle vie urinarie grazie all’odore acre e alterato della pipì: importante campanello d’allarme. Ma come mai bimbi così piccoli cadono vittima delle infezioni delle vie urinarie? La principale causa della cistite nei più piccoli è riconducibile a un contatto diretto tra i genitali esterni e i batteri fecali. Il contatto prolungato con le feci presenti nel pannolino aumenta il rischio di infezione. Il pannolino inoltre non lascia traspirare le mucose, che irritate, diventano più vulnerabili. Ahimè il problema è che la raccolta dell’urina nei neonati non è tra le azioni più semplici.
La raccolta delle urine con i più piccoli
Quando si sospetta un’infezione delle vie urinarie nei più piccoli, viene richiesto dal medico un esame delle urine. Bisogna quindi procedere con la raccolta di un campione di urina in quantità sufficiente da poter essere mandato al laboratorio di analisi (almeno 15-30 ml. di urina). Come per gli adulti, l’urinocoltura permette di scoprire se nelle urine sono presenti germi e di calcolarne la quantità.
Per raccogliere il campione nei bambini più piccoli, ci sono regole precise da seguire. È necessario utilizzare un apposito sacchetto sterile monouso. Va posta particolare attenzione durante l’applicazione del sacchetto, al fine di evitare lo scollamento dalla pelle con conseguente fuoriuscita delle urine e qualsiasi contatto diretto con i genitali del piccolo o con le mani dell’adulto che esegue l’operazione. Questo perché l’urina deve essere raccolta senza essere inquinata da germi o da altre sostanze presenti nell’ambiente. È essenziale dunque lavarsi le mani prima di iniziare e pulire accuratamente i genitali dell’infante. Se il neonato non fa pipì in un breve lasso di tempo, per non stressarlo, si può richiudere il sacchetto nel pannolino e aspettare con calma il primo getto. Una volta raccolta la quantità di urine necessaria, bisogna chiudere ermeticamente il sacchetto, appiccicando tra di loro i due lembi, e riporlo nel suo contenitore per poterlo portare in laboratorio in un tempo relativamente breve, (max 2-3 ore).
Qualche consiglio utile
Ecco qualche indicazione per facilitare gli adulti in questa operazione. Prima di tutto ci si deve accertare che il sacchetto acquistato per la raccolta delle urine abbia l’apertura corretta a seconda che vada usato per un bimbo o una bimba, perché non sempre i sacchetti hanno forme universali che si adattano sia ai genitali maschili che femminili.
Inoltre, se si tratta di un neonato, è meglio acquistare fin da subito un paio di sacchetti in più perché è probabile che non si riesca a concludere con successo l’azione al primo tentativo.
Se il piccolo non dovesse urinare immediatamente, si può provare ad attaccarlo al seno o al biberon perché bere potrebbe stimolare la minzione.
Soprattutto i maschietti sono soliti urinare durante il cambio pannolino. Appena vengono liberati e sentono la reazione caldo-freddo capita che facciano pipì. In questo caso, potrebbe essere una buona soluzione quella di usare un contenitore sterile al posto del sacchetto, se il getto centra il contenitore vi sono sicuramente meno contaminazioni.
In generale, quando si parla di indisposizione delle vie urinarie nei più piccoli, va prestata particolare attenzione alle bimbe poiché l’uretra è più vicina all’ano rispetto alla conformazione anatomica dei maschietti e rischiano maggiormente di contrarre infezioni.
Detto questo, le infezioni delle vie urinarie nei più piccoli sono davvero comuni e non rappresentano un problema grave se vengono diagnosticate in tempo.